La Bella Addormentata nell’Etere
(Una fiaba poliziesca per bambini, papà e mamme che guardano troppa televisione)
In un tempo, neanche troppo lontano, viveva nella Pianura Padana, nella ridente cittadina di Parma, un nobile signore di bell’aspetto che si chiamava Rambaldo Italo Sigismondi, per gli amici RIS di Parma. Un giorno, durante un viaggio negli Stati Uniti, RIS di Parma conobbe, a Miami, la signorina Consuelo Sanchez Imenez, per gli amici CSI Miami (pronuncia Si Es Ai Maiemi). I due si guardarono, si piacquero immediatamente e cominciarono a parlare di tutte le cose di cui parlano normalmente gli innamorati come loro in quelle situazioni: impronte digitali, traiettorie di proiettili, ferite da arma da fuoco e prove indiziarie.
Dopo neanche tre puntate, pardon, dopo neanche tre settimane, RIS e CSI erano così innamorati che andarono di corsa a sposarsi a Las Vegas, dove viveva una zia di CSI Miami. Il matrimonio venne celebrato da due sacerdoti: Padre Brown e don Matteo, giunto in fretta e furia dall’Italia con il suo amico Bud e i suoi superpiedi quasi piatti. Al matrimonio, la sposa si presentò con un lungo camice bianco, una mascherina sulla bocca e i guanti di lattice; lo sposo anche, così che vi fu qualche problema a distinguerli, ma poi tutto finì per il meglio e fu un matrimonio da favola.
I due sposi si trasferirono nella Pianura Padana e cominciarono a fare vita mondana: erano Amici di Maria De Filippi, facevano le vacanze all’Isola dei Famosi e passavano i loro fine settimana alla Fattoria.
Dopo un anno di matrimonio, Consuelo Sanchez Imenez (CSI per gli amici) diede alla luce una bellissima femminuccia che chiamarono Dolores Natalia Angelica (DNA per gli amici e non solo quelli di Maria De Filippi). Per annunciare la sua nascita fecero una grande festa alla quale invitarono un sacco di personaggi dello spettacolo: ma proprio quando il party toccava il suo culmine, tutti i televisori della casa, ce n’erano ben cento e quattro, si accesero e si sintonizzarono su un canale pirata. Su tutti gli schermi apparve l’immagine di una persona di una certa età, che molti riconobbero come la Signora in Giallo, alias Jessica Fletcher: «Brutti maleducati» disse la Fletcher rivolgendosi a RIS e a CSI, «non mi avete invitato alla vostra festa e allora io lancio su vostra figlia una maledizione: quando la ragazza compirà diciotto anni…».
«Vorrà in regalo una Smart color albicocca?» la interruppe CSI.
«No, quella non è una maledizione, è solo cattivo gusto…» ribatté la Signora.
«Vorrà fare la velina, la letterina e la paperetta, ma nessuno la farà lavorare in televisione perché sarà troppo intelligente?» ipotizzò RIS.
«No» fece Jessica, «non siamo a un quiz: la maledizione la lancio io e ve la dico anche senza che la indoviniate.»
«È la sua ultima risposta? La accendiamo?»
«Basta!!! La maledizione è questa: quando DNA compirà diciotto anni si pungerà con un fuso e morirà.»
«Ma i fusi non ci sono più da secoli» buttò lì la mamma di DNA. Poi guardò i suoi invitati, tutta gente dello spettacolo, e precisò: «Intendevo i fusi per filare».
«Non vi preoccupate: un fuso al momento giusto lo si trova sempre.»
Detto questo, i cento e quattro televisori si spensero tutti insieme e tutto ritornò alla normalità. Si pensò a uno scherzo di pessimo gusto e la cosa finì lì.
Passarono gli anni, i mesi, e, a contarli, anche i minuti. La piccola DNA crebbe, andò a scuola e ci andò a lungo perché fu bocciata qualche volta: a diciotto anni festeggiò contemporaneamente la maggiore età e la licenza elementare. Ma tanto, a cosa serviva la scuola? Lei avrebbe fatto la velina e avrebbe sposato un calciatore: quello della quinta elementare era il livello di istruzione ideale.
In casa, erano tutti contenti. RIS e CSI, che avevano dimenticato la maledizione, prepararono la grande festa.
Al ricevimento intervennero i più bei nomi dell’alta società e ovunque c’erano regali per la piccola intellettuale: una Smart color albicocca, un cane geneticamente modificato col pelo che cambiava colore a seconda delle mode, un telefonino con lettore mp3 che poteva contenere duecento miliardi di canzoni e che poteva inviare sms contemporaneamente a venticinque miliardi di persone (praticamente la popolazione del pianeta Terra e quella del pianeta Rutibondo III nella galassia di Andromeda messe insieme), una scatola di cosmetici, marca Pupa, con una fila di rossetti che sembrava la cartucciera di una mitragliatrice, e altre amenità del genere.
In mezzo a tutta quella confusione, nessuno si accorse che un famoso antiquario di Roma, un tipo a dire il vero un po’ peso, aveva portato in dono un vaso, a dire il vero un po’ feso, e un antico fuso.
La giovane DNA, che di fusi ne aveva visti tanti, ma mai come quello, si avvicinò allo strano oggetto, lo toccò, scordandosi della maledizione, si punse un dito, pronunciò alcune parole irripetibili e crollò a terra, apparentemente stecchita.
Al vedere quella scena, i genitori si ricordarono della maledizione e cominciarono a disperarsi.
«È morta!» andava urlando CSI Miami. «La mia piccola DNA è morta, proprio adesso che aveva imparato a scrivere.»
«Ne uccide più la penna che la spada» sentenziò un’invitata.
«Qualcuno faccia qualcosa» diceva invece RIS di Parma.
A sentire quegli appelli accorati, alcuni amici di CSI e RIS si accostarono al corpo della ragazza. «Apriamole subito la pancia per vedere cosa ha mangiato» propose Kay Scarpetta.
«Magari prima è meglio controllare se è ancora viva» replicò il capitano Venturi.
«Uffa, voi italiani siete dei perditempo, noi americani andiamo dritto al sodo. Se il cacciatore di Cappuccetto Rosso fosse stato italiano, Cappuccetto e la nonna sarebbero ancora nella pancia del lupo.»
Alla fine però Venturi ebbe la meglio e, assieme al suo amico Grissom di Las Vegas, stabilirono che la ragazza era ancora viva.
«È in uno stato di ipoveglia barbiturica con offuscamento delle facoltà visive, uditive e tattili.»
«In pratica?»
«Dorme.»
«E quando si sveglierà?» chiesero i genitori.
Grissom e Venturi risposero in coro: «Questo lo sapremo dopo qualche esame, dobbiamo individuare quale liquido le è stato iniettato per causare questo stato neuromotorio di tipo catalettico e bifasico.»
«In pratica?»
«Dobbiamo scoprire cosa l’ha fatta addormentare.»
E cominciarono a infilarle dei cotton fioc nelle orecchie, nel naso, in bocca, sotto le unghie, sotto le ascelle, ma l’unica cosa che scoprirono fu che DNA non aveva ancora imparato a lavarsi. Fino a che Grissom, un po’ meno fuso del collega, si ricordò che la ragazza si era punta con un fuso ed esaminò dunque il dito ferito. Ne fece uscire una goccia di sangue e la esaminò con il microscopio elettronico a settecentomila ingrandimenti che si portava sempre dietro trainandolo con un carrettino dietro la sua auto.
Il responso fu tremendo: «È stata addormentata con l’estratto zuccherino di una leguminosa indica diffusa nell’Africa Orientale e in America Latina…».
«In pratica?»
«Sciroppo di tamarindo.»
I presenti si guardarono perplessi, ma il dottor House, che era arrivato un po’ in ritardo a causa della sua zoppia, spiegò:
«Una persona su venti miliardi è affetta da una severa intolleranza verso il tamarindo: ne basta una goccia perché crolli addormentata. DNA dormirà eternamente a meno che non le venga somministrato del beta-butil-ossil-sarnicitrato di sodio.»
«Cos’è?» chiese CSI.
«È un amminoacido che si trova sulle labbra di pochissime persone al mondo. Non si sa perché, ma viene prodotto dalle labbra dei VIP, delle Very Important Persons, cioè delle persone molto importanti. Solo se una persona è veramente importante la cosa funziona. Si somministra per via affettiva.»
«Cioè?»
«Con il bacio.»
Sentita quella diagnosi, papà RIS e mamma CSI trasferirono immediatamente la bella addormentata a Cologno Monzese, dove passavano un sacco di uomini famosi, sperando che qualcuno di loro, baciandola, potesse risvegliarla.
Appena si diffuse la notizia di quella strana terapia, i VIP fecero a gara per tentare di risvegliare la giovane DNA. Improvvisamente, strano a dirsi, erano diventati tutti generosi e altruisti, anche se era chiaro che ognuno di loro voleva soprattutto dimostrare di essere il più famoso, l’unica vera celebrità. Ad appoggiare la bocca su quella della sventurata passarono intere squadre di calcio, schiere di presentatori televisivi, attori del cinema, scrittori, cantanti, passò perfino Fonzie, ma niente da fare, nessuno aveva sulle labbra il beta-butil-ossil-sarnicitrato di sodio. Alla sera, le labbra di DNA erano così screpolate, che i suoi genitori dovevano ammorbidirle con uno stick di Labello da tre quintali.
Passarono mesi e giorni (e a contarli anche i minuti) senza che succedesse nulla: per risvegliare la ragazza ci voleva il VIP dei VIP, ma chi era? Provarono ancora con gli industriali, gli uomini politici, i capi di Stato, ma nulla funzionò e ben presto di DNA non si sentì più parlare.
Nel disinteresse generale, la giovane dormiva in una stanza dell’ospedale di Cologno Monzese, vegliata solo da RIS e CSI. Poiché non aveva veri amici, nessuno veniva a trovarla e poiché non era malata, neanche i medici si facevano vivi. L’unico che ogni giorno passava dalla sua stanza era un giovane infermiere di nome Pasquale. Naturalmente, Pasquale conosceva perfettamente la triste storia di DNA, ma siccome sapeva che per risvegliarla ci voleva una persona molto importante, non aveva mai tentato di baciare la ragazza, anche perché né RIS di Parma né CSI Miami glielo avrebbero permesso, dato che il suo stipendio di infermiere a tempo determinato era inferiore ai mille euro al mese. Una sera però, approfittando del fatto che i genitori si erano allontanati un attimo, Pasquale entrò nella camera di DNA e la baciò appassionatamente. D’improvviso la ragazza si destò e si mise a urlare:
«Mamma, Papà, venite, un proletario mi ha baciata, aiuto!».
RIS e CSI accorsero immediatamente e si può immaginare quale fu la loro contentezza nel vedere la figlia sveglia. Dopo un primo momento di felicità, furono però colti dal dubbio: perché, dopo tanti baci di persone famose, DNA si era svegliata al bacio di uno sconosciuto?
Chiamarono il dottor House, che nel frattempo, per punizione, era stato trasferito all’ospedale di Cologno Monzese e gli chiesero ragione di quell’errore medico.
«Non è stato un errore» rispose House. «Io vi avevo parlato di una persona importante, non di una persona famosa. Ognuno di noi è importante per qualcuno, anche se non è famoso. Si vede che Pasquale era importante per vostra figlia e il suo bacio l’ha risvegliata.»
«E non potevi spiegarcela prima questa storia della differenza tra famoso e importante?»
«No, dovevate capirla da soli, perché solo nel vostro animo…»
House non riuscì a finire la spiegazione, perché RIS e CSI lo picchiarono col suo stesso bastone.
E fu così che il generoso e sconosciuto Pasquale, divenne famosissimo in tutto il mondo, un vero VIP, diventò Amico di Maria De Filippi e di alcuni ministri. Fu intervistato dai giornali e dalle televisioni, ebbe un contratto per condurre un talk show e nel girò di tre mesi diventò come tutti gli altri. Quindi si sposarono, ma non vissero felici e contenti perché, dopo un anno di matrimonio, Pasquale lasciò DNA per una ragazza più giovane. Così va il mondo, anche nelle fiabe.
(Una fiaba poliziesca per bambini, papà e mamme che guardano troppa televisione)
In un tempo, neanche troppo lontano, viveva nella Pianura Padana, nella ridente cittadina di Parma, un nobile signore di bell’aspetto che si chiamava Rambaldo Italo Sigismondi, per gli amici RIS di Parma. Un giorno, durante un viaggio negli Stati Uniti, RIS di Parma conobbe, a Miami, la signorina Consuelo Sanchez Imenez, per gli amici CSI Miami (pronuncia Si Es Ai Maiemi). I due si guardarono, si piacquero immediatamente e cominciarono a parlare di tutte le cose di cui parlano normalmente gli innamorati come loro in quelle situazioni: impronte digitali, traiettorie di proiettili, ferite da arma da fuoco e prove indiziarie.
Dopo neanche tre puntate, pardon, dopo neanche tre settimane, RIS e CSI erano così innamorati che andarono di corsa a sposarsi a Las Vegas, dove viveva una zia di CSI Miami. Il matrimonio venne celebrato da due sacerdoti: Padre Brown e don Matteo, giunto in fretta e furia dall’Italia con il suo amico Bud e i suoi superpiedi quasi piatti. Al matrimonio, la sposa si presentò con un lungo camice bianco, una mascherina sulla bocca e i guanti di lattice; lo sposo anche, così che vi fu qualche problema a distinguerli, ma poi tutto finì per il meglio e fu un matrimonio da favola.
I due sposi si trasferirono nella Pianura Padana e cominciarono a fare vita mondana: erano Amici di Maria De Filippi, facevano le vacanze all’Isola dei Famosi e passavano i loro fine settimana alla Fattoria.
Dopo un anno di matrimonio, Consuelo Sanchez Imenez (CSI per gli amici) diede alla luce una bellissima femminuccia che chiamarono Dolores Natalia Angelica (DNA per gli amici e non solo quelli di Maria De Filippi). Per annunciare la sua nascita fecero una grande festa alla quale invitarono un sacco di personaggi dello spettacolo: ma proprio quando il party toccava il suo culmine, tutti i televisori della casa, ce n’erano ben cento e quattro, si accesero e si sintonizzarono su un canale pirata. Su tutti gli schermi apparve l’immagine di una persona di una certa età, che molti riconobbero come la Signora in Giallo, alias Jessica Fletcher: «Brutti maleducati» disse la Fletcher rivolgendosi a RIS e a CSI, «non mi avete invitato alla vostra festa e allora io lancio su vostra figlia una maledizione: quando la ragazza compirà diciotto anni…».
«Vorrà in regalo una Smart color albicocca?» la interruppe CSI.
«No, quella non è una maledizione, è solo cattivo gusto…» ribatté la Signora.
«Vorrà fare la velina, la letterina e la paperetta, ma nessuno la farà lavorare in televisione perché sarà troppo intelligente?» ipotizzò RIS.
«No» fece Jessica, «non siamo a un quiz: la maledizione la lancio io e ve la dico anche senza che la indoviniate.»
«È la sua ultima risposta? La accendiamo?»
«Basta!!! La maledizione è questa: quando DNA compirà diciotto anni si pungerà con un fuso e morirà.»
«Ma i fusi non ci sono più da secoli» buttò lì la mamma di DNA. Poi guardò i suoi invitati, tutta gente dello spettacolo, e precisò: «Intendevo i fusi per filare».
«Non vi preoccupate: un fuso al momento giusto lo si trova sempre.»
Detto questo, i cento e quattro televisori si spensero tutti insieme e tutto ritornò alla normalità. Si pensò a uno scherzo di pessimo gusto e la cosa finì lì.
Passarono gli anni, i mesi, e, a contarli, anche i minuti. La piccola DNA crebbe, andò a scuola e ci andò a lungo perché fu bocciata qualche volta: a diciotto anni festeggiò contemporaneamente la maggiore età e la licenza elementare. Ma tanto, a cosa serviva la scuola? Lei avrebbe fatto la velina e avrebbe sposato un calciatore: quello della quinta elementare era il livello di istruzione ideale.
In casa, erano tutti contenti. RIS e CSI, che avevano dimenticato la maledizione, prepararono la grande festa.
Al ricevimento intervennero i più bei nomi dell’alta società e ovunque c’erano regali per la piccola intellettuale: una Smart color albicocca, un cane geneticamente modificato col pelo che cambiava colore a seconda delle mode, un telefonino con lettore mp3 che poteva contenere duecento miliardi di canzoni e che poteva inviare sms contemporaneamente a venticinque miliardi di persone (praticamente la popolazione del pianeta Terra e quella del pianeta Rutibondo III nella galassia di Andromeda messe insieme), una scatola di cosmetici, marca Pupa, con una fila di rossetti che sembrava la cartucciera di una mitragliatrice, e altre amenità del genere.
In mezzo a tutta quella confusione, nessuno si accorse che un famoso antiquario di Roma, un tipo a dire il vero un po’ peso, aveva portato in dono un vaso, a dire il vero un po’ feso, e un antico fuso.
La giovane DNA, che di fusi ne aveva visti tanti, ma mai come quello, si avvicinò allo strano oggetto, lo toccò, scordandosi della maledizione, si punse un dito, pronunciò alcune parole irripetibili e crollò a terra, apparentemente stecchita.
Al vedere quella scena, i genitori si ricordarono della maledizione e cominciarono a disperarsi.
«È morta!» andava urlando CSI Miami. «La mia piccola DNA è morta, proprio adesso che aveva imparato a scrivere.»
«Ne uccide più la penna che la spada» sentenziò un’invitata.
«Qualcuno faccia qualcosa» diceva invece RIS di Parma.
A sentire quegli appelli accorati, alcuni amici di CSI e RIS si accostarono al corpo della ragazza. «Apriamole subito la pancia per vedere cosa ha mangiato» propose Kay Scarpetta.
«Magari prima è meglio controllare se è ancora viva» replicò il capitano Venturi.
«Uffa, voi italiani siete dei perditempo, noi americani andiamo dritto al sodo. Se il cacciatore di Cappuccetto Rosso fosse stato italiano, Cappuccetto e la nonna sarebbero ancora nella pancia del lupo.»
Alla fine però Venturi ebbe la meglio e, assieme al suo amico Grissom di Las Vegas, stabilirono che la ragazza era ancora viva.
«È in uno stato di ipoveglia barbiturica con offuscamento delle facoltà visive, uditive e tattili.»
«In pratica?»
«Dorme.»
«E quando si sveglierà?» chiesero i genitori.
Grissom e Venturi risposero in coro: «Questo lo sapremo dopo qualche esame, dobbiamo individuare quale liquido le è stato iniettato per causare questo stato neuromotorio di tipo catalettico e bifasico.»
«In pratica?»
«Dobbiamo scoprire cosa l’ha fatta addormentare.»
E cominciarono a infilarle dei cotton fioc nelle orecchie, nel naso, in bocca, sotto le unghie, sotto le ascelle, ma l’unica cosa che scoprirono fu che DNA non aveva ancora imparato a lavarsi. Fino a che Grissom, un po’ meno fuso del collega, si ricordò che la ragazza si era punta con un fuso ed esaminò dunque il dito ferito. Ne fece uscire una goccia di sangue e la esaminò con il microscopio elettronico a settecentomila ingrandimenti che si portava sempre dietro trainandolo con un carrettino dietro la sua auto.
Il responso fu tremendo: «È stata addormentata con l’estratto zuccherino di una leguminosa indica diffusa nell’Africa Orientale e in America Latina…».
«In pratica?»
«Sciroppo di tamarindo.»
I presenti si guardarono perplessi, ma il dottor House, che era arrivato un po’ in ritardo a causa della sua zoppia, spiegò:
«Una persona su venti miliardi è affetta da una severa intolleranza verso il tamarindo: ne basta una goccia perché crolli addormentata. DNA dormirà eternamente a meno che non le venga somministrato del beta-butil-ossil-sarnicitrato di sodio.»
«Cos’è?» chiese CSI.
«È un amminoacido che si trova sulle labbra di pochissime persone al mondo. Non si sa perché, ma viene prodotto dalle labbra dei VIP, delle Very Important Persons, cioè delle persone molto importanti. Solo se una persona è veramente importante la cosa funziona. Si somministra per via affettiva.»
«Cioè?»
«Con il bacio.»
Sentita quella diagnosi, papà RIS e mamma CSI trasferirono immediatamente la bella addormentata a Cologno Monzese, dove passavano un sacco di uomini famosi, sperando che qualcuno di loro, baciandola, potesse risvegliarla.
Appena si diffuse la notizia di quella strana terapia, i VIP fecero a gara per tentare di risvegliare la giovane DNA. Improvvisamente, strano a dirsi, erano diventati tutti generosi e altruisti, anche se era chiaro che ognuno di loro voleva soprattutto dimostrare di essere il più famoso, l’unica vera celebrità. Ad appoggiare la bocca su quella della sventurata passarono intere squadre di calcio, schiere di presentatori televisivi, attori del cinema, scrittori, cantanti, passò perfino Fonzie, ma niente da fare, nessuno aveva sulle labbra il beta-butil-ossil-sarnicitrato di sodio. Alla sera, le labbra di DNA erano così screpolate, che i suoi genitori dovevano ammorbidirle con uno stick di Labello da tre quintali.
Passarono mesi e giorni (e a contarli anche i minuti) senza che succedesse nulla: per risvegliare la ragazza ci voleva il VIP dei VIP, ma chi era? Provarono ancora con gli industriali, gli uomini politici, i capi di Stato, ma nulla funzionò e ben presto di DNA non si sentì più parlare.
Nel disinteresse generale, la giovane dormiva in una stanza dell’ospedale di Cologno Monzese, vegliata solo da RIS e CSI. Poiché non aveva veri amici, nessuno veniva a trovarla e poiché non era malata, neanche i medici si facevano vivi. L’unico che ogni giorno passava dalla sua stanza era un giovane infermiere di nome Pasquale. Naturalmente, Pasquale conosceva perfettamente la triste storia di DNA, ma siccome sapeva che per risvegliarla ci voleva una persona molto importante, non aveva mai tentato di baciare la ragazza, anche perché né RIS di Parma né CSI Miami glielo avrebbero permesso, dato che il suo stipendio di infermiere a tempo determinato era inferiore ai mille euro al mese. Una sera però, approfittando del fatto che i genitori si erano allontanati un attimo, Pasquale entrò nella camera di DNA e la baciò appassionatamente. D’improvviso la ragazza si destò e si mise a urlare:
«Mamma, Papà, venite, un proletario mi ha baciata, aiuto!».
RIS e CSI accorsero immediatamente e si può immaginare quale fu la loro contentezza nel vedere la figlia sveglia. Dopo un primo momento di felicità, furono però colti dal dubbio: perché, dopo tanti baci di persone famose, DNA si era svegliata al bacio di uno sconosciuto?
Chiamarono il dottor House, che nel frattempo, per punizione, era stato trasferito all’ospedale di Cologno Monzese e gli chiesero ragione di quell’errore medico.
«Non è stato un errore» rispose House. «Io vi avevo parlato di una persona importante, non di una persona famosa. Ognuno di noi è importante per qualcuno, anche se non è famoso. Si vede che Pasquale era importante per vostra figlia e il suo bacio l’ha risvegliata.»
«E non potevi spiegarcela prima questa storia della differenza tra famoso e importante?»
«No, dovevate capirla da soli, perché solo nel vostro animo…»
House non riuscì a finire la spiegazione, perché RIS e CSI lo picchiarono col suo stesso bastone.
E fu così che il generoso e sconosciuto Pasquale, divenne famosissimo in tutto il mondo, un vero VIP, diventò Amico di Maria De Filippi e di alcuni ministri. Fu intervistato dai giornali e dalle televisioni, ebbe un contratto per condurre un talk show e nel girò di tre mesi diventò come tutti gli altri. Quindi si sposarono, ma non vissero felici e contenti perché, dopo un anno di matrimonio, Pasquale lasciò DNA per una ragazza più giovane. Così va il mondo, anche nelle fiabe.